Non è semplice riuscire a raccontare la fiat 500 in poche righe. Entrano in ballo storie, ricordi, avventure, ma anche le idee geniali di chi l'ha pensata, e la sua eredità culturale.
Di certo, la Fiat 500 oggi rappresenta un'ottima chiave per poter entrare nel mondo dell'auto d'epoca. Costruita in oltre cinque milioni di esemplari prodotti tra il 1957 e il 1975, è stato uno dei mezzi che hanno maggiormente contribuito alla motorizzazione del nostro Paese.
Ancora oggi tantissime 500 continuano a prestare servizio nel traffico cittadino, incuranti dello scorrere degli anni.
Se vogliamo essere precisi, la 500 vintage degli anni Sessanta/settanta è solo uno dei modelli Fiat che portano questo nome.
Prima di lei c'erano state la Topolino e la 500 C. Poi ci fu lei, la più iconica, quella che abbiamo amato tutti, nata col nome di Nuova 500.
Dopo venne la Cinquecento squadrata degli anni Novanta. E oggi, il modello che ripercorre le strade percorse da questo mito a quattro ruote.
La nuova Cinquecento, dunque. E dire che, quando fece la sua comparsa, stentò parecchio a farsi apprezzare.
Frutto dell'opera di uno dei più grandi progettisti di automobili, l'ingegner Dante Gicacosa, fece il suo esordio in una declinazione davvero minimale: niente serrature, niente sedile posteriore (al suo posto solo una panchetta), e nemmeno un fregio o una cromatura. Davvero poco, per l'Italia che si apprestava al benessere degli anni Sessanta, e per di più a un prezzo non proprio economico: quasi 500 mila lire. Per un operaio, che a quei tempi riusciva a portare a casa più o meno 50 mila lire al mese, era molto meglio spendere qualcosa in più e puntare alla sorella maggiore, la 600.
Ma l'azienda torinese puntava molto su quel modello, e corse ai ripari presentando la versione Normale, meglio allestita ma più cara. Per non scontentare nessuno, fu presentata anche la versione Economica, ancora più spartana.
Stavolta il pubblico gradì, e la produzione proseguì fino alla D sel 1960, alla F del 1965, con le porte incernierate avanti, per soddisfare le novità introdotte dal Codice della Strada. Il 1968 fu l'anno della L, impreziosita da tante cromature. Il canto del cigno fu la serie R degli anni Settanta, che condivideva il propulsore con il modello che avrebbe raccolto l'eredità della 500: la Fiat 126.
Nel mentre arrivarono la Giardiniera, una piccola station wagon ante-litteram, le serie sportive e i modelli speciali, frutto della maestria della scuola dei carrozzieri italiani degli anni Sessanta.